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Malattia Emorroidaria: Intervento di Milligan-Morgan

Nel 1937 i due chirurghi Inglesi Milligan e Morgan descrissero una tecnica di legatura bassa del gavocciolo emorroidario.
L’intervento di Milligan-Morgan è, probabilmente, la tecnica operatoria ancora oggi più usata e validata al mondo per la cura radicale delle emorroidi e comporta l’asportazione (legatura e sezione) di tre pacchetti emorroidari interni a ore 5, 7, 11 (se visti in posizione litotomica, di Lloyd-Davies o ginecologica) e della componente emorroidaria esterna. L’anestesia può essere generale, spinale o locale. L’intervento di norma dura circa trenta-quaranta minuti. L’intervento consiste in una incisione a “V” a partire dalla cute perianale e procede con la dissezione della mucosa e del plesso vascolare fino alla base del peduncolo vascolare artero-venoso. Quindi si passa un punto trafisso alla base del lembo scollato che viene annodato nel laccio ed asportato al di là del nodo. Tra le colonne emorroidarie escisse rimangono dei ponti muco-cutanei da cui si avvia la rigenerazione epiteliale, con completamento della guarigione delle ferite chirurgiche da 4 a 6 settimane circa. Tali ponti sono fondamentali per scongiurare o minimizzare il rischio di stenosi anale post-operatoria. Questa, peraltro, se diagnosticata precocemente, può essere di facile risoluzione.


L’immediato decorso post-operatorio è reso poco doloroso da:

  1. accorgimenti tecnici intra-operatori (quali, ad esempio, la minimizzazione di traumatismi e punti di sutura a carico della componente esterna, rivestita da cute e provvista di innervazione sensitiva somatica, l’abolizione dei famigerati “tamponi” rettali usati a scopo emostatico, nel passato, da alcuni chirurghi ed attualmente sostituiti da reti o spugne che si gelificano in pochi minuti);
  2. tecniche anestesiologiche (posizionamento di elastomero con somministrazione lenta e graduale di farmaci antidolorifici endovenosi per 24-48 ore, infiltrazione con anestetici locali a fine intervento, etc.)
  3. corretta gestione post-operatoria del paziente (quali, ad esempio, apporto idrico post-operatorio adeguato ma non eccessivo, in modo da minimizzare il rischio di ritenzione urinaria – complicanza più comune nell’immediato decorso post-operatorio di procedure proctologiche-, stimolo alla evacuazione post-operatoria precoce mediante somministrazione di blandi lassativi osmotici e/o fibra).

Un fattore decisivo nel ridurre il dolore post-operatorio dopo intervento di Milligan-Morgan è dato dall’utilizzo del dispositivo “LigaSure®” (cfr. Malattia Emorroidaria: Intervento di Emorroidectomia mediante LigaSure®)
L’intervento di Milligan-Morgan è il capostipite degli interventi di emorroidectomia con tecnica “aperta” (in quanto le ferite vengono, appunto, lasciate “aperte” e guariscono per seconda intenzione. Invece, capostipite delle tecniche cosidette “chiuse” è la emorroidectomia secondo Ferguson, così chiamata in onore del suo ideatore, il Dr. Ferguson, che la ideò nel 1952 ed attualmente particolarmente eseguita in Nord-America. Questa tecnica è, in parte, una modifica della Milligan-Morgan: la differenza principale consiste nel fatto che nella tecnica di Ferguson le ferite vengono chiuse (in modo completo o parziale). Uno degli aspetti negativi è che, tendendo le ferite suturate spesso ad aprirsi, i tempi di guarigione, in questi casi, si allungano notevolmente.


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